Forse è ancora presto per parlare di “rinascenza”, ma i sintomi ci sono tutti: se la pittura in generale continua ad andar forte (basta vedere i risultati delle vendite nelle fiere) nonostante gli uccellacci di malaugurio che svolazzano nei cieli della critica e della curatela d’arte, la pittura italiana dal canto suo si difende benissimo, pur se limitatamente ad alcuni nomi che sono un po’i vessilliferi della cultura e dell’identità pittoriche italiane.

Fra questi, le ambasce le fa, magari malgrè luiSergio Padovani, pittore operativo a Modena nel xxi secolo ma con la testa rivolta al xiv e al xv.

Hic manebimus optime verrebbe da dire facendo il verso agli Antichi: e il “qui” è, nella fattispecie, Imola, città di storia, lontana e anche più prossima a noi, dove il Nostro ha in corso una personale negli spazi espositivi della Galleria Il Pomo d’Adamo e nelle sale del vicinoMuseo Diocesano.

Sanctimonia il titolo della mostra e i santi e gli eretici i soggetti dell’ultima produzione d’arte, visibile negli spazi espositivi della galleria e del museo fino al 7 gennaio 2018 come esito di un progetto pensato e realizzato per l’occasione.

Se nelle auguste sale del palazzo vescovile le opere di Padovani sono collocate in un vero e proprio “dialogo visivo” con i relativi antichi referenti che sono parte integrante della raccolta museale, nella galleria lo spazio centrale diventa “immersivo”, ieratico e sacro, con opere disanti e sante nel loro rapporto simbolico e storicizzato con il male e la realtà extrafenomenica, mentre nello spazio successivo, dalle volte dipinte in grigio scuro come il diavolo, vediamo ritratti di piccole dimensioni a foglia d’oro di eretici, estrusi storicamente e simbolicamente dalla santità.

In odor di santità o in sospetto di eresia poco importaSanctimonia, parola latina che indica santità e purezza, fa riferimento al dicotomico e mai risolto, nonostante secoli di filosofia e teologia, rapporto tra Bene e Male, che si protrae dall’antichità ai tempi moderni.

Martin Lutero,eretico

Martin Lutero,eretico

E se non avessimo tema di far incazzare il professor Massimo Cacciari, diremmo che lo “stile” di Sergio Padovani è sempre stato “epocale”,  ad ogni passaggio di un’ evoluzione pittorica fatta di stadi, fasi, chiamateli come vi pare, ciascuno caratterizzato da un’intrinseca peculiarità che lo differenzia dal precedente e che lo rende la premessa del successivo: insomma, è il segreto del successo in arte: rivoluzione nella riconoscibilità, cambiare sempre  restando fedeli a se stessi.

Dite la verità, l’ultima volta in cui vi è capitato di visitare una mostra similare sarà stata in qualche desolato museo, con capolavori italiani dell’antichità, perché restando nel contemporaneo si vedono solo installazioni cerebrali e pitturaccia più o meno imparaticcia, più o meno approssimativa ai “famosi”  -e più bravi.

Se gl’Inglesi hanno avuto Richard Hamilton e gli americani Jackson Pollock (pittori di fronte ai quali non possiamo che inchinarci), noi non dobbiamo vergognarci dei nostri ben più vetusti referenti, che sprofondano nella storia dell’umanità: noi avevamo prima i papi e poi gli imperatori, loro solo i tassisti arricchiti diventati collezionisti.

Nulla, al momento, più e meglio di questa Sanctimonia di Sergio Padovani, testimonia cosa significhi cultura e identità – in pittura.

Emanuele Beluffi

RIF. http://ilgiornaleoff.ilgiornale.it/2017/12/19/fra-eretici-e-santi-la-rinascenza-della-pittura-batte-un-colpo-anzi-due/