ZITTIZITTI | SERGIO PADOVANI

– April 23, 2015

Daniel Farson, figlio del leggendario corrispondente americano Nogley Farson, fu giornalista, scrittore, fotografo e conduttore di programmi televisivi di successo.

Mentre lavorava come fotografo per Picture Post, capitò a Soho e conobbe Francis Bacon, col quale strinse un’amicizia durata quarant’anni.

Nel 1958 realizzò un’intervista televisiva (il programma si chiamava The Art Game) col pittore irlandese trapiantato a Soho, che all’epoca era alla sua prima apparizione nel tubo catodico: dalle tre ore originali, durante le quali Farson e Bacon consumarono una quantità incredibile di ostriche e champagne, il girato venne ridotto a quindici minuti.

Ma quell’epica intervista non sopravvisse al tempo: la casa di produzione (si chiamava Associated-Rediffusion, è estinta e quindi non gli facciamo pubblicità negativa), non si sa perché, perse i diritti del filmato originale, che venne distrutto.

Del girato rimasero solo il copione e i dialoghi.

Questa nuova rubrica (ZITTIZITTI) riprende (più o meno) le stesse domande che Daniel Farson pose a Francis Bacon quel fatidico giorno (era il pomeriggio del 27 agosto 1958). A che pro?, si chiederanno i nostri piccoli lettori: né per erudizione, né per compiacimento e nemmeno per imbastire fastidiosi quanto inutili confronti ma, semplicemente, perché le domande di Daniel Farson riguardavano la vita.

Che, come disse Francis Bacon citando Friedrich Nietzsche:

[La vita] è così insensata che potremmo anche cercare di farne qualcosa di straordinario

E anche questa nuova rubrica kritika è un po’ insensata. E, forse, spero, anche un po’ fuori dall’ordinario.

Il primo della lista è Sergio Padovani, a proposito del quale avete già avuto modo di leggere qualche cosa.

Purtroppo il conversario con Daniel Farson a.k.a. Emanuele Beluffi non è avvenuto ingollando ostriche e champagne, ma credo che il risultato sia interessante lo stesso.

Buona auscultazione.
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Daniel Farson a.k.a. Emanuele Beluffi: Dipingi per denaro?

 

Sergio Padovani: Pleonastico: assolutamente no, sarebbe ridicolo.

Allora perché esponi?

Per scandire i progressi ed i periodi del mio percorso artistico attraverso l’importantissimo confronto e la vitale comunicazione con l’esterno, e poterne osservare, nel suo insieme, l’armonia o la disarmonia.

Vuoi dire che se avessi denaro sufficiente non esporresti?

Avrei dovuto rispondere: “per avere denaro sufficiente a mantenere il mio lavoro”immagino!Comunque, per non far cadere la domanda: ovviamente esporrei ugualmente.

Non ti dispiacerebbe se i tuoi quadri non venissero visti da nessuno?

Un quadro deve essere visto, e dal vivo, per creare il meccanismo che sta alla base della funzione artistica. E per aiutare il pittore a capire la sua non-direzione contorcendosi in essa in maniera più profonda, così da crescere davvero. Mancando questo “dialogo”verrebbe a cadere tutto. Quindi me ne dispiacerei, certamente.

Ma se non ti dispiacesse, continueresti a dipingere?

Continuerei e continuerei e continuerei “finchè morte non ci separi”. Credo sarebbe impossibile fermare un ingranaggio mentale e fisico (quello appunto della Pittura) che scandisce ogni minuto della mia vita.

Molte persone si sentono imbrogliate quando visitano una galleria perché tutta la faccenda è molto diversa da quello che credono: non è questa una delle cose che dovrebbe fare l’arte, rivelare cose alla gente?

L’Arte deve raccontare il proprio tempo e rivelarne il volto positivo e negativo. Credo che la gente si senta imbrogliata (almeno a me capita così) quando non ha (magari!) la rivelazione di qualcosa che non conosce, ma la becera consapevolezza  che, spesso, artisti e addetti di settore  non hanno niente a che fare con l’arte e ne guadagnano ugualmente.

Come si può stabilire che cosa è buono o cattivo tra tutte le cose che vengono prodotte oggi?

Facilissimo: dal Lavoro, dalla Serietà, dal Percorso, dalle Scelte, dal Coraggio, dalla Dedizione, dalla Ricerca. E potrei continuare.

I pittori dell’Action Painting fanno a meno del pennello. E’ solo il fine che conta. Non importa se la tua opera consiste in te che te ne vai in giro in bicicletta o che cosa fai di essa. Non è, questa, una novità in pittura?

E’ stata una novità. Collocata nel momento storico giusto con le giuste persone. Duchamp ha fatto quello che ha fatto quando ha avuto senso farlo. La sua importanza in Arte è indiscutibile ed  è noioso vederla troppo spesso riciclata senza onestà artistica ed intellettuale. Non basta l’assioma del fine che conta, contano anche le intenzioni ed il talento.

Un cattivo pittore può dipingere un buon quadro?

No. Un buon pittore può dipingere un cattivo quadro.

Quanti pittori riescono a ottenere quello che vogliono?

Se quello che vogliono è seguire se stessi…assolutamente nessuno.

Pensi che l’arte sia veramente importante?

Non solo importante. Vitale, salvifica, eterna, necessaria come l’aria.

Ha importanza che la maggior parte delle persone non comprenda l’arte moderna?

Anche l’arte antica ha subito lo stesso trattamento, spesso e volentieri…è fisiologico. Nessuna importanza.

Diresti che la fotografia ha spinto l’arte in una direzione completamente diversa?

Assolutamente. Ha fatto e fa toccare picchi elevatissimi all’Arte come anche l’ha fatta precipitare in profonde depressioni. La fotografia digitale, per esempio, nonostante il suo grandissimo valore, ha tolto una manualità che aveva il senso della creazione anche nei gesti. L’importante è saper oggi intuire la differenza tra Nadar e l’ennesima copia della Woodman.

Non si potrebbe dire che oggi, più di prima, i pittori dipingano per altri pittori?

Si potrebbe. Ma un pittore deve dipingere per la Pittura. O almeno credere di farlo.

E’ necessario essere in grado di riprodurre perfettamente le sembianze di qualcuno per essere in grado di dipingere un grande quadro?

Ahahahah…ci mancherebbe. Credo fermamente nell’esatto contrario.

Credi che abbia senso parlare di arte?

Si, sempre e comunque, nei secoli dei secoli.

Se tu potessi dire tutto sull’arte, dipingeresti?

No, sarei un cialtrone impegnato a credere alle mie cialtronerie. Non avrei tempo. Oppure scriverei un bel libro sull’Arte, evidenziandone i protagonisti attraverso la mia immane conoscenza e conterei qualche soldo la sera a casa. Non avrei comunque tempo anche in questo caso.

Ha qualche importanza per te il fatto che alcune persone non siano in grado di comprendere i tuoi quadri?

Ahahahahah!

 

Emanuele Beluffi

Kritika – aprile 2015

http://www.kritikaonline.com/zittizitti-sergio-padovani/